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intendendo per bruno quel poco dell’oscuro che va, quando altrui abbrucia un foglio, di mano in mano innanzi a la fiamma; il quale colore non è nero (dice il Poeta), e nientedimanco fa fuggire e leva via il bianco. Ma ei non sono già pari le ragioni nè ancor similmente le cagioni medesime, dell’oscuro che appare nel foglio innanzi a la fiamma, quando egli arde, e del buio e oscuro che apparisce nell’aria nel venire della notte. Imperò che il foglio si fa bruno positivamente, e per introdursi in lui un colore reale, il quale scaccia e fa fuggire il bianco; e l’aria si fa bruna e oscura la notte privativamente, per andarsene il sole sotto l’orizzonte nell’altro emisperio. Laonde, partendosi da lei la luce, ella resta buia e oscura, come ella è di sua natura. E se qualcuno si opponesse, dicendo che fra le differenze, che sono fra i contrarii e le privazioni, è una delle principali, ch’ei non si può andar da un contrario a uno altro senza spazio di tempo, e da la privazione a l’abito si va in stante (e questo è manifesto a ciascuno per il senso, non si potendo fare verbigrazia una cosa fredda, calda in altro modo, se non distaccandone il freddo e introducendovi il caldo, al che fare occorre tempo; e facendosi verbigrazia una stanza d’inluminata, subito buia, per non avere a introdursi in lei qualità alcuna, ma solamente a levarne il lume); per il che si avrebbe, se il buio non è positivo, ma è solamente privazione, a far, subito che il sole va sotto, notte, ed ei si vede stare poi più di una di una mezza ora inluminata l’aria; si risponde, che questi sono i raggi del sole i quali la inluminano, per esser egli appresso il nostro orizzonte, nel modo che noi dicemmo di sopra. Nientedimanco quel tempo si chiama ancora egli notte, e così chiaman gli Astrologi, subito che il sole è ito sotto; e però voi vedrete tutti gli animali, se non alquanti che hanno in odio il sole, andarsene di subito ne’loro alberghi a posarsi. E da questo effetto, volendo il nostro Poeta descrivere tale ora (imitando Stazio e Virgilio, l’uno de’ quali disse:

Iam volucres pecudesque iacent,

e l’altro:

Nox erat, et placidum carpebant fessa soporem Corpora),