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lezione undecima | 169 |
parole: vidi quæ non licet hominibus loqui. E perchè se bene l’anima sua in quello tanto ch’ella fruiva la visione di Dio fu beata; perchè tal beatitudine fu, come dicono i teologi, per via di trapassamento, e non fu permanente, onde ella redundasse e trapassasse nel corpo; egli scrive a’ Corintii, che ei lo sapeva Dio stesso. Per queste ragioni adunque non dice Dante, che Paulo fosse rapito al cielo, ma dice: andovvi, soggiugnendo che la cagione fu
Per recarne conforto a quella fede Ch’è principio e cagion di salvazione;1 |
cioè acciò che, essendo egli stato eletto da Dio, come si legge ne’ Fatti degli Apostoli, e dice disopra il testo, per quel vaso di elezione, il quale avessi a portare il nome suo, non solo a’ figliuoli di Isdrael, i quali sono gli Ebrei, ma ancora nel conspetto delle genti, che sono i Greci e i Romani, ei potesse predicare con maggiore autorità ed efficacia quella fede, la quale è principio e cagione della salvazione nostra. Il principio, perchè a chi vuole appressarsi a Dio, nella qual cosa consiste la salute nostra, bisogna credere, essendo impossibile (come scrive Paulo) piacergli senza fede. E la cagione, perchè da lei sola nascono e procedon quelle operazioni, a le quali è piaciuto a la liberalità divina dare, se non per merito, almanco per grazia, in premio il regno del cielo; ed essendo oltre a di questo cosa convenientissima (avendo Paulo a render testimonianza delle cose divine, ed essere il primo dottore de’ Gentili) ch’ei vedessi ancora egli a faccia a faccia Dio, come fece Moises, il quale fu il primo degli Ebrei. Considerando adunque il nostro Poeta, quanto fossero state grandi le cagioni, per le quali era stato concesso da Dio a Enea e a Paulo, ch’eglino andassero vivi nello altro secolo, il che non avveniva di sè, soggiugne: