Pagina:Letturecommediagelli.djvu/85

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noi siamo uomini. Imperochè noi non siam chiamati e non siamo uomini per aver l’intelletto; perchè s’ei fusse così, ei sarebbono uomini ancor gli Angeli; ma per avere una potenza, la qual non hanno gli Angeli, chiamata discorso o vero ragione. La quale è una operazione dell’intelletto nostro, mediante la quale, partendoci e incominciandoci dalle cose che noi intendiamo, noi acquistiamo a parte a parte la cognizione di quelle che noi non intendiamo. Il che non avviene a gli Angeli, i quali intendon subitamente tutto quello ch’eglino intendono per operazione sola intellettiva, e senza raziocinare o discorrere, in quel modo che facciamo ancor noi certe degnità e certi primi principii; per il che gli Angeli sono chiamati creature intellettuali; e noi ragionevoli. Questi concetti adunque, che fabbrica la ragione e il discorso nostro, son le cose razionali; le quali sono considerare e son subbietto di quella che noi chiamiamo Logica, detta così da logos, voce greca la quale significa nella nostra quanto dire sermone; onde potrebbe esser chiamata giustamente da noi sermocinativa; mediante le regole della quale si discerne e conosce in essi nostri concetti, o nelle parole delle1 quali noi usiamo in manifestargli, il vero e il falso. E fu trovata quest’arte, secondo che scrive Boezio sopra Porfirio, da i filosofi; perchè accorgendosi eglino, come eglino incorrevan nel ricercar le cagioni delle cose e nel filosofare in molti inconvenienti, concludendo nel disputare, che molte cose stessero in un modo, ch’ei vedevan poi con la cognizion sensitiva ch’elle stavano in uno altro, si risolvettero che tal cosa non potesse nascere, se non da il non saper disputare, e ch’ei fusse necessario trovar qualche modo o regola, che insegnasse far loro tal cosa; concludendo, che se la ragione regolava tutte l’altre potenze de l’animo nostro (di maniera che elle conseguono, adoperando debiti mezzi, o sempre o il più deòòe volte nelle operazioni loro ciascuna quel fine ch’ella si è proposto; il che sono propiamente l’arti; e quelle che si esercitano col corpo, per essere egli servo de l’anima, come son le meccaniche e fabbrili,

  1. Ediz. nelle.