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guissi, non mi possono apportar danno, ne giovamento. Così la fama ancorche egregia, la quale fusse per restar di me dopo la mia sepoltura, io non sò intendere per qual cagione, debba aver efficacia adesso di muover l’animo mio, mentre son vivo, ad allegrezza, o travaglio, a speranza, o a fatiche, o ad altre simili afflizioni di corpo, e di mente. Questo è l’argomento imparato veramente dalla plebe, ed appresso di me non ha molta forza.

Io mi dichiaro prima di passar più oltre, che non tratterò di quel compiacimento, che nel secolo dell’eternità sentiremo, per aver lasciata nel Mondo a’ posteri lodevol memoria di vita santamente spesa; imperoche io suppongo di parlar solamente di quella fama, la quale acquistandosi con azioni indifferenti, merito, o demerito non apporta, e per la quale par che la maggior parte degli uomini pecchi in eccesso di cupidità: tale sarebbe, per esempio la fama d’uno immortalato per sublimità di potenza, per lode di virtù, o militare, o morale, per possesso di scienze, o per gloria d’invenzioni.

Passiamo ora ad altri argomenti. Se io provassi, che la fama fosse nulla, anco ad un vivente, ma ignoto, tanto più poi sarebbe nulla per uno già sepolto; io non veggio, che l’effetto, e il frutto derivante dalla fama, sia altro, che quell’applauso de’ popoli nel riverir la persona famosa, mentre la vedono presente, o come presente se la concepiscono nel pensiero, quel mostrarla a dito con ammirazione, nominarla con lode, vederla con una certa specie di benevolenza non proccurata, ma quasi per ispontanea necessità dovuta a persone di gran merito, e di gran valore. Questa io per me credo, che sia la vera gloria, alla quale ciascuno dovrebbe infaticabilmente proccurar di pervenire in vita, senza punto curarsi di quella, che sia per rimanere dopo la morte. Ma quando poi si tratta di persone lontane, e non conosciute, si può piuttosto dire esser famoso il nome, che la persona.

Chi è stato quello, il quale in questo secolo avventuroso fin quì, per merito di saper molto, e per iscoprimento d’invenzioni grandi, abbia acquistato nell’Europa industriosa maggior fama, che il famosissimo Galileo? Niuno. Abbiamo ancor relazioni, che con maggior applauso di gloria si sentiva il ce-


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