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60 LEZIONI

per certo sarebbe la mia, se nella formazione del concetto fortuito, fosse più fortunato, circa il venir nelle fantasie umane, il simolacro d’Achille, che il mio. Non vale il dire, tu non hai quel nome, tu non hai fatto quelle prodezze mirabili, quelle azioni virtuose, quell’opere degne d’eternità. Perche io vi confesso di non aver quel nome, ne quei meriti, e di non aver fatto quell’opere, ma pretendo, che la mia persona dopo la morte sia per correre nelle teste degli uomini la medesima fortuna con gli Eroi, e co’ Semidei; e dico, che dalla posterità vivente saranno sempre attribuite a caso, per non dire a rovescio, la lode, ed il biasimo, a persone, che forse ogni altra cosa avranno meritato, fuor che quella, che gli sarà conceduta. In somma parmi di vedere nelle teste degli uomini, apprensioni, che con errore non volontario, ma inevitabile, esaltano Marrani, scherniscono Grifoni, onorano le Taidi, vilipendono le Lucrezie. Povero Alessandro. Parvi forse, Accademici, ch’egli abbia conseguito quel fine, per il quale si mosse ad intraprender così perigliose, e malagevoli imprese? Vediamo qual fosse il suo fine. Io mi pensava una volta, che l’intenzione del fiero giovine, fusse d’accrescer l’Imperio con dilatare i confini del Regno al pari di quei del mondo: o pure d’accumular tesori, saccheggiando gli erarj della Persia, e di tutto l’Oriente; ovvero di sfogar il genio della gioventù instabile, con pellegrinaggi lontani; o gli incentivi dell’età focosa colle Regine fatte prigioniere. Ma i tesori erano da lui sparsi con prodigalità; de i Regni erano alle volte maggiori i donati da lui, che i tolti.

E le Regine schiave, a si bel cuore,
Fur materia di gloria, e non d’Amore.

Ritrovai finalmente detta da lui medesimo la cagione del suo gran movimento. Alza una volta la voce in Quinto Curzio contro quel suo prigione di Licia, il quale esagerava la difficoltà delle strade alpestri, che passar doveva per esequir un’impresa. Pensi tu forse, che per quei sassi dirupati, dove hai potuto gir tu per causa d’armenti, Alessandro per la gloria, e per l’eternità della lode, non possa andare? Questa lode, e questa gloria immortale per cui tanto s’affaticò il celebrato Re della Macedonia, a chi vien ora per vostra fe attribuita da


i po-