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ACCADEMICHE. 73

i colori, la luce, e l’ombre: quella con gli artifizi suoi non può altrimenti esprimere le cose dipinte, ma la Pittura può egualmente figurare, e le cose create, e le scolpite.

Ma come potrei io liberarmi oggi dall’accusa di manifesta adulazione, e sfacciataggine, se fussi comparso in questo luogo, non con altr’animo, che di tessere un Panegirico in lode della Pittura, e della Scultura? In questo luogo appunto dove le Regine dell’Arti quasi in propria abitazione dimorano, e regnano come in trono dominante. Non sono così peregrine in questa Città, che abbiano bisogno d’esser lodate, per accender gli animi al fervore dello studio loro; e non sono così ignote in questa famosissima Accademia, che tengano necessità d’encomi mendicati per accreditarsi appresso di voi Uditori, che con tanta vostra gloria ve ne dimostrate, o professori, o seguaci.

In vero le lodi della Pittura, e Scultura sono infinite, ma siami lecito l’additarvi fra tante loro eccellenze un biasimo solo, che se ben tutto può convertirsi in lode, nulladimeno per esser di molta conseguenza, può giudicarsi degno di qualche accurata considerazione. Il fine di queste due professioni tanto illustri, altro per mio credere non è, che l’ornamento de’ Templi, e de’ Palazzi, l’abbellimento e lo splendore delle Città. Ma qual pregiudizio più dannoso può farsi a una Città, e a un Regno, che renderlo eccessivamente adornato, ed arrichito di preziosissimi, e famosissimi ornamenti? L’abbondanza delle statue famose, e la moltitudine delle pitture inestimabili, non solo rapiscono i passeggeri, che le contemplano all’ammirazione, ma anco allettano le Nazioni straniere, che le invidiano alla rapina. La Grecia, che più d’ogni altra Provincia inclinava alle splendidezze, ed al lusso, abbondò in quei tempi, ch’ella fioriva, di simili ricchezze assai più ella sola, che tutto il rimanente insieme dell’Universo. Non fu perciò maraviglia se il Popolo Romano passato il mare soggiogò quelle nazioni, e col sacco di tante industriose Città, abbellì Roma, alla quale già cresciuta di grandezza, e potente, altra dote non pareva mancare, fuor che gli adornamenti. Da una sola Città dell’Epiro espugnata da Marco Fulvio, furon portate in Roma poco meno di trecento statue di bronzo, e quasi


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