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verso le Chiane, e quivi mal pratico delle strade, trovandosi per le piogge lunghe, allagato tutto quel paese, ebbe a disperdere affatto l’esercito fra quelle paludi fangose. Si trovarono quattro giorni, e tre notti continuamente nell’acqua, senza mai vedere un palmo di terra asciutta, dove poter riposarsi. Esso montato sopra un Elefante, che solo gli era rimaso, faticò tanto, che finalmente cavò l’esercito fuori delle lagune. Quindi passato più oltre, acquartierò le sue genti indebolite sopra alcuni colli in riva del lago di Perugia, e con ottime fortificazioni, si trincierò, aspettando l’arrivo de’ Romani. Flamminio il Consolo di Roma, con un esercito maggiore di numero, ed ancora meno affaticato dal travaglio, comparisce sul lago al tramontar del Sole. Non si cura di trincierarsi, o di fortificare gli alloggiamenti, ma desideroso di perseguitare, e combattere il Cartaginese, si riposa la notte, senza affaticar i soldati. Appena spuntava l’alba, quando il Consolo spinge avanti l’esercito, in campo aperto senz’alcun ajuto di fortificazione, o vantaggio di sito. I Cartaginesi veduta questa temeraria confidenza de’ Romani nelle proprie forze, con disprezzo degli ajuti della fortificazione, si precipitan con furia, giù da’ colli circonvicini, e circondano l’esercito Romano da tutte le parti. Raccontano le storie, che in tre ore di combattimento, vi si perderono venticinque mila Romani, cioè quindici tagliati a pezzi, e altri dieci mila fra prigioni, e affogati nel lago, e feriti che morirono poco dopo. Il Consolo Flamminio, che anch’esso vi morì con gran numero di nobiltà Romana, conobbe che le vittorie di Roma, non nascevano semplicemente dalla forza, o dal valore, che fosse nel petto della lor soldatesca, ma ancora, e principalmente, dalla perizia, e diligenza nel fortificarsi, come per appunto avevano fatto sempre per avanti, e costumarono ancora dopo i Capitani più gloriosi di quel Popolo. Serva dunque la raccontata istoria per dimostrarvi, che ancora gli eserciti Romani, senza l’ajuto della fortificazione eran soggetti alla strage. Che gli giovò l’esser copiosi di gente, ovvero il ritrovarsi più freschi, e più riposati del Cartigenese? Ad ogni modo non solamente furono rotti, ma ancora affatto esterminati, e sconfitti. Apparirà molto più manifestamente l’utilità della fortificazione, se noi consi-


deria-