Pagina:Lezioni accademiche.pdf/146

Da Wikisource.
90 LEZIONI
Omnia liberius, nullo poscente ferebat.

La fecondità non proccurata de’ campi, e la clemenza delle stagioni mansuete, provvedevano con benefizi spontanei, a’ bisogni, e a’ disagi della mortalità. Lode nondimeno dovuta piuttosto a beneficenza di natura, che a possesso d virtù. Non è così scarso di prerogative proprie il secol d’oro, che e’ convenga mendicargli le lodi dalla fertilità della terra, o dalla misericordia del Cielo. Il timore, e la speranza son due mostri così forti, che ributtati gli assalti de’ più fieri Filosofi, e schernite le penne della più dotta, e più eloquente antichità, tormentano, ma con furie veraci, gli animi de’ viventi. Felice quel secolo, nel quale i carnefici della mente umana, i due tiranni supremi, che turbano la quiete della vita, non erano ne anche concetti. L’impudicizia, cioè l’avvoltoio degli animi, l’inferno de’ cuori, indarno colla face aborrita, fra le capanne de pudichi Pastori si raggirava: semplicità di vita esercitata; durezza d’educazione selvaggia; austerità di costumi incorrotti, sprezzavano l’ardore di quelle libidini, che nel Mondo odierno tiranneggiano ogni nazione, corrompono ogni sesso, ed ogni età.

Son così frequenti nel Mondo perverso, gli esempi della viltà esaltata; s’incontrano così spesso, l’innocenza, e la virtù abbattute, che per mio credere non ha sensi d’umanità colui, il quale ad ogni passo non sente sbranarsi il cuore da due mastini arrabbiati, invidia, e compassione. Felicissimo però quel secolo, dove ogni vivente, non rimirando, se non eguali a se di merito, e di fortuna, non aveva cagione di compatir l’innocenza della mendicità oppressa, ovvero di perturbarsi per l’esaltazione degli indegni felicitati; godeva nel comune possesso l’egual distribuzione de’ frutti selvaggi, e d’altri alimenti, per la conservazion della vita necessari, lieto nell’universal concordia.

......neque ille

Aut doluit miserans inopem, aut invidit habenti.

Se vedete, che i Pastori del secol d’oro non alzino le moli di peregrino marmo, fino alle stelle, abitano però difesi dall’inclemenza dell’aria, sotto capanne intessute di frondi, e di canne palustri: non calcano i pavimenti di gemme, ma di fo-


glie,