Pagina:Lezioni accademiche.pdf/17

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doche vedendolo il P. Abate Castelli già vecchio di 78. anni, e affatto cieco, e aggravato da molte, e nojose indisposizioni, e perciò bisognevole d’ajuto, e di sollievo; perche non si perdessero gli avanzi di quelle sublimi speculazioni, che egli teneva, e che gli anni, la cecità, e le malattie gli toglievano di poter per se stesso consegnare alla fede delle carte, gli propose di fargli venire il Torricelli, per compagno, e per sostenitore di quelle fatiche, che a lui riuscivano omai troppo gravi, acciocche coll’opera sua, potesse produrre il rimanente delle sue speculazioni, che in altre due Giornate, egli aveva stabilito d’aggiugnere alle quattro de i precedenti Dialoghi delle Meccaniche, e del Moto, già da lui pubblicati. Accettò di buona voglia il Galileo una così bella proposizione, e gli offerse di riceverlo nella propria sua casa, acciocche più agevolmente, e con maggior comodità, potesse parteciparli tutte l’estreme reliquie degli altissimi suoi sentimenti. Ne fu perciò dal P. Abate Castelli fatto consapevole il Torricelli, il quale sentendo con soddisfazione indicibile un invito, riputato da lui di vantaggio, e di gloria, non tardò punto a deliberare, ma s’offerse prontissimo a venir tosto a Firenze, ne altro lo trattenne in Roma per qualche tempo, se non il carico, che aveva preso, di supplire alle lezioni delle Mattematiche nella assenza del P. Abate Castelli, siccome egli stesso ne scrisse allora al Galileo; ma dipoi frapponendosi alla effettuazione del suo pensiero, qualche piccola difficoltà, la partecipò egli con altra sua lettera al P. Abate Castelli, ed al Galileo medesimo,


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