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coloro, che fossero valevoli a condurre i vetri con quella perfezione che fa di mestieri, tanto quelli, che servir debbono per i microscopi, quanto gli altri per i cannocchiali, si pose a speculare sopra questi due problemi Ottici, ed allo scioglimento dell’uno, e dell’altro squisitamente pervenne; conciossiacosache oltre a i microscopi a due lenti, inventati già lunghissimo tempo avanti dal Galileo, che occhialini per vedere le cose minime ebbe in costume d’appellarli, ritrovò quegli, che colle palline di vetro lavorate alla lucerna si fabbricano, i quali, senza alcun fallo, sono perfettissimi, comecche mirabilmente ingrandiscono gli oggetti. Ritrovata che egli ebbe questa lodevole invenzione, molti con diletto, e con maraviglia ne furono spettatori, e coll’uso di essi fecero accurati, ed utili esperimenti; e non solamente in Firenze, ma fuori ancora, fece egli avvisato gli amici di questo suo ritrovamento, e prima che agli altri ne scrisse al Padre Cavalieri scolare del Padre Abate Castelli, e del Galileo, e d’ingegno sottilissimo, e profondo, siccome le geometriche ammirabili opere sue, ne fan fede; al quale avendo fatto nota ancora la scoperta dell’altro problema riguardante l’investigamento della figura de i vetri per l’uso del cannocchiale, il dottissimo Mattematico congratulandosi seco amichevolmente, il giorno 15. di Marzo dell’anno 1644 colla seguente lettera gli rispose.

Sento dalla sua la maravigliosa operazione de’ suoi vetri, e molto me ne rallegro seco. Vedo, che ella non vuol lasciar luogo di gloria ad alcuno in questo nobilissimo


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