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far credere a i meno avveduti, esser quest’invenzione un più moderno trovato; ma molto maggiore applauso, ed utilità, ritrasse egli dalla soluzione dell’altro problema della figura de’ vetri per l’uso del cannocchiale, poiche essendo giunto ad investigare, quale veramente debba essere la tanto ricercata figura, lavorò poscia vetri di così squisita eccellenza, che oltrepassarono quegli, che fino allora, da tutti gli altri erano stati con gran fatica, e con molta industria, in lungo spazio di tempo, fabbricati. Piacque per sì fatta maniera al Gran Duca Ferdinando II. questa bella scoperta, che assicurava sempre più la perfezione di questo nobilissimo strumento, dal quale con immortal gloria del maraviglioso Galileo, lume splendentissimo di questa dominante Città, tanti, e così grandi, ed importanti benefizi erano derivati, che volle mostrarne la stima, che ne aveva fatta, con donare al Torricelli più volte per ricompensa, grossa somma di denaro ed insieme una ricchissima collana d’oro, dalla quale pendeva una medaglia, in cui vi era il motto Virtutis praemia. Accennò il Torricelli medesimo, quanto quì ora vien riferito, nella sua Opera; che, come già si è detto, stampò in Firenze l’anno 1644. nella quale dice Accidit enim intermedio hoc tempore, ut plurium mensium studio, atque labore, inciderim in solutionem optici illius Problematis tamdiu perquisiti, cujus videlicet, figuræ esse debeant superficies vitrorum, quæ ad usum Telescopj elaborantur. Exitus demonstrationem confirmavit, quamquam enim neque optatam figuram (ut credibile est) perfecte haberent, neque undequaque absoluta, et perpolita a tirone adhuc inexperto, et


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