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inexercitato viderentur; ope tamen, et vi figurae illius ad quam proxime tantum accedebant, ad eum usque perfectionis gradum pervenerunt, ut Telescopia optimi cujusque artificis, cujus ad hunc diem fama in hac Urbe innoverit, superaverint. Neque judicium hoc perperam prolatum est, sed reperitis sæpius, summaque cum diligentia varijs experimentis, nocte, dieque, et adhibitis eruditissimis testibus, quorum judicium nemo jure damnaverit. Certe qualecumque fuerit inventum, nescio plusne gaudij, laudisque mihi attulerit an præmij, quandoquidem Serenissimi Magni Ducis effusa, et vere regia liberalitas, magno auri pondere, donatum me non semel voluit.

Ma non contento di quanto nel suo libro aveva scritto, ne fece ancora consapevoli con varie lettere gli amici suoi, partecipando loro l’effetto mirabile di questi vetri da lui lavorati, ma tacendo sempre l’artifizio, che egli adoperava, mercè del quale, egli era certissimo, di dar loro quella figura, che egli voleva, e che col suo sublime intendimento, aveva conosciuto esser necessaria per la perfezione di somigliante lavoro. Fra gli altri a cui ne scrisse, uno fu il dottissimo Padre Cavalieri, cui giugnendo gratissimo l’avviso di un così giovevole scoprimento, in una sua lettera de 16. Feb. 1644. se ne congratulò seco; e perchè in questa lettera il P. Cavalieri ragiona molto partitamente intorno a tal materia de’ vetri, si è creduto, che possa riuscir di soddisfazione di chi legge, il vederla in questo luogo, quale egli al Torricelli la mandò.

Dopo scritto, e mandata la lettera alla Posta mi è sopraggiunta la sua gratissima, nella quale dopo la cortese


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