Pagina:Lezioni accademiche.pdf/29

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poi sapere, che forma sia, anzi protesto di non chiederli in questo cosa alcuna, mentre ella voglia per degni rispetti tenerla celata, fino che le parrà espediente il pubblicarla; assicurandola però, che quanto si compiacerà significarmi il tutto sarà da me tenuto con segretezza. E per fine di nuovo rallegrandomi seco, e ringraziandola di tal nuova datami le bacio affettuosamente le mani.

Si sparse frattanto la fama dell’eccellenza del Torricelli nel sapere con maestrevole artifizio lavorare i vetri, onde molti gli fu di mestieri fabbricarne, sì per servigio del Gran Duca, e degli altri Principi di questa Real Casa, come ancora per compiacerne coloro, che da varie parti a lui ricorrevano per esser fatti partecipi di così perfetti cristalli, i quali per vero dire, non hanno giammai ceduto in bontà, a quanti se ne son veduti di qualunque eccellente artefice, avuto riguardo all’ampiezza del vetro, alla qualità, alla lunghezza del cannochiale, e all’altre circostanze, che in somiglianti paragoni si debbono con diligenza osservare. Uno fra i molti altri, ne lavorò pel Gran Duca di straordinaria grandezza, che aveva un palmo di diametro, e andava lungo venti quattro passi andanti, del quale dice il Torricelli in una lettera, che egli scrisse a Michelagnolo Ricci, suo scolare nelle Mathematiche, personaggio, che colle sue eccelse virtù, meritò dipoi d’essere ascritto nel Collegio de’ Cardinali, al quale altissimo grado dal Sommo Pontefice Innocenzio XI. fu innalzato; che facendolo tenere in mano da un uomo, e di poi allontanandosi finche facesse il ricercato effetto, con quello solo, senz’altro vetro all’occhio, si vedevano gli oggetti chia-


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