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si sente nel voler fare il vacuo, indarno mi pare si cercerebbe d’attribuire al vacuo quella operazione, che deriva apertamente da altra cagione, anzi che facendo certi calculi facilissimi, io trovo, che la causa da me adattata, cioè il peso dell’aria, dovrebbe per se sola far maggior contrasto, che ella non fa nel tentarsi il vacuo. Dico ciò, perche qualche Filosofo vedendo di non poter fuggir questa confessione, che la gravità dell’aria cagioni la repugnanza, che si sente nel fare il vacuo, non dicesse di conceder l’operazione del peso aereo, ma persistesse nell’asseverare, che anche la Natura concorre a repugnare al vacuo. Noi viviamo sommersi nel fondo d’un pelago d’aria elementare, la quale per esperienze indubitate si sa, che pesa, e tanto, che questa grossissima vicino alla superficie terrena, pesa circa una quattrocentesima parte del peso dell’acqua. Gli Autori poi de crepuscoli hanno osservato, che l’aria vaporosa, e visibile si alza sopra di noi intorno a cinquanta, o cinquanta quattro miglia, ma io non credo tanto, perche mostrerei, che il vacuo doverebbe far molto maggior resistenza, che non fa, sebbene vi è per loro il ripiego, che quel peso scritto dal Galileo, s’intenda dell’aria bassissima dove praticano gli uomini, e gli animali, ma che sopra le cime degli alti monti, l’aria cominci ad esser purissima, e di molto minor peso, che la quattrocentesima parte del peso dell’acqua. Noi abbiamo fatti molti vasi di vetro come i seguenti segnati A, e B grossi,


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