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e di collo lungo due braccia, questi pieni d’argentovivo C si vedevano votarsi, e non succeder niente nel vaso, che si votava, il collo però A D restava sempre pieno all’altezza d’un braccio, e un quarto, e un dito di più. Per mostrar poi, che il vaso fosse perfettamente voto, si riempieva la catinella sottoposta, d’acqua fino in D, ed alzando il vaso appoco appoco, si vedeva quando la bocca del vaso arrivava all’acqua, descender quell’argentovivo del collo, e riempiersi con impeto orribile l’acqua fino al segno E affatto. Il discorso si faceva mentre il vaso A E stava voto, e l’argentovivo si sosteneva, benché gravissimo, nel collo A C, questa forza, che regge l’argentovivo contro la sua naturalezza di ricader giù, si è creduto fino adesso, che sia stata interna nel vaso A E, o di vacuo, o di quella roba sommamente rarefatta, ma io pretendo, che ella sia esterna, e che la forza venga di fuori. Sulla superficie del liquore, che è nella catinella gravita l’altezza di cinquanta miglia d’aria, però qual maraviglia è:se nel vetro C E, dove l’argentovivo non ha inclinazione, ne anco repugnanza per non esservi nulla, entri, e vi s’innalzi fin tanto, che si equilibri colla gravità dell’aria esterna, che lo spigne. L’acqua poi in un vaso simile, ma molto più lungo, salirà quasi sino a diciotto braccia, cioè tanto più dell’argentovivo, quanto l’argentovivo è più grave dell’acqua, per equilibrarsi colla medesima cagione, che spigne l’uno, e l’altro. Confermava il discorso, l’esperienza fatta nel medesimo tempo col vaso A, e colla canna B ne’ quali l’argentovivo si fermava sempre nel medesimo orizonte A B segno quasi certo, che la virtù non era dentro; perche più forza averebbe avu-


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