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chiarissimo, meraviglioso. Riuscì principalmente funesta la perdita d’un così insigne Letterato in Firenze, la quale si puote chiamare a buona ragione sua patria, poiche se ella non lo diede la prima alla luce, l’ha però allevato, e nudrito, ed è stata l’ampio teatro, dove delle sue maravigliose opere, ha fatto pompa maggiore, e dove essendo state le sue eccelse prerogative, ben conosciute, è stato ancora con onori, e con premi, celebrato, ed arricchito. Prima di morire fece Testamento nel quale lasciò, che tutti i suoi scritti, che fossero rimasi dopo la sua morte, si mandassero a Bologna al P. Buonaventura Cavalieri, e quindi a Roma a Michelagnolo Ricci, acciò fossero da essi maturamente considerati, e poi renduti pubblici colle stampe quelli, che da tali intendentissimi revisori, ne fossero stati giudicati meritevoli, e spezialmente ordinò, che s’avesse riguardo a pubblicare, con prestezza, e con sollecitudine, tutte le lettere che erano passate fra esso, ed i Mattematici Francesi. Non fu mandata al bramato effetto questa lodevole disposizione, perchè il P. Cavalieri, nell’istesso anno 1647. poco dopo al Torricelli passò anch’egli all’altra vita, e Mi-chelagnolo Ricci, da molte, e premurose occupazioni distratto, non potè applicar l’animo a sì fatta materia. Ma il Gran Duca Ferdinando II. desideroso, che le singolari opere di così eccellente uomo, non istessero nascose, na andassero per universale benefizio, a riportare i meritati encomi, da i conoscitori della virtù, ordinò che Vincenzio Viviani avesse quella cura degli scritti del morto Torricelli, che egli al


Cava-