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6 LEZIONI

nito; e se noi pigliassimo dieci palle eguali ad essa tutte insieme, ovvero se noi potessimo racchiudere in una sola tutta la virtù, e tutta l’attività delle dette dieci palle, averemmo una forza di mille libbre unite insieme, e sarebbe appunto tale, che posandola sopra quel marmo (la cui resistenza supponemmo, che fosse superabile da mille libbre) esso marmo resterebbe rotto. Ora senza multiplicar la materia, io credo che moltiplicandosi il tempo produttore de’ momenti, ed insieme trovando qualche modo di conservare i momenti prodotti dal tempo, noi avremmo l’istesso effetto, e l’istesso accrescimento di forza. Mi dichiaro coll’esempio. Io ho bisogno di cento botti d’acqua della fontana, per dir così, di Santa Croce; ma trovo, che quella fonte non dà più, che una sola botte d’acqua per ora; adunque dovrò io disperare in tutto, e per tutto, di poter mai conseguire le cento botti d’acqua di quella fontana? certo che no. Aspettisi cent’ore, e si vada conservando l’acqua, che continuamente scaturisce, che così si potranno avere le cento botti dell’acqua desiderata. La gravità ne i corpi naturali è una fontana, dalla quale continuamente scaturiscono momenti di peso. Il nostro grave produce in ogni istante di tempo una forza di cento libbre, adunque in dieci istanti, o per dir meglio, in dieci tempi brevissimi, produrrà dieci di quelle forze di cento libbre l’una, se però si potranno conservare. Ma fin tanto che egli poserà sopra un corpo, che lo sostenga, non sarà mai possibile di aver l’aggregato delle forze, che desideriamo, tutte insieme; poiche subito quando la seconda forza, o momento nasce, la precedente è già svanita, e per così dire, è stata estinta dalla contrarietà repugnante del piano sottoposo, il quale nel medesimo tempo, in che nascono detti momenti, gli uccide tutti successivamente un dopo l’altro. Ma senza più tediosa prolissità, la definizione medesima che il Galileo adduce del moto naturalmente accelerato, basta per isvelare questo arcano della Natura, intorno alla forza della Percossa. Aprasi la scaturigine della gravità. Sollevisi la palla grave in alto, in maniera tale, che possa poi quand’ella ricaderà all’ingiù dimorar per l’aria dieci istanti di tempo, e per conseguenza generare dieci di quei suoi momenti; io dico, che detti momenti si conserveranno, e si ag-


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