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18 LEZIONI

se non fossero stati toccamenti di mano, ma percosse di qualche grave.

Gli oppugnatori degli infiniti Indivisibili hanno abbondanti materia di contradire. Imperocche avendo un grave velocitato, maggior forza dopo la caduta da dieci braccia d’altezza, che dopo quella di due, seguirebbe che gli infiniti momenti di quella fossero, o più di numero, o maggiori di forza, che quelli di questa. Di forza no, perchè essendo dell’istesso grave, son tutti eguali; dunque saranno più di numero; e così un infinito sarebbe maggiore d’un altro.

Qui bisogna che io rimetta questa causa al foro del meraviglioso Fra Buonaventura Cavalieri, appresso al quale non solo non è assurdo, che un infinito sia maggiore d’un altro, ma è necessario. Che tutte le linee d’un parallelogrammo a tutte le linee d’un parallelogrammo minore, abbiano la medesima proporzione, che il parallelogrammo al parallelogrammo, benche sono infinite; e che tutti i cerchi d’un cilindro maggiore a tutti i cerchi d’un cilindro minore, sieno come il cilindro al cilindro, benche sono infiniti, appresso di lui son verità, che vanno fra i principi della sua dottrina. La nuova Geometria degli Indivisibili va per le mani de i dotti come miracolo di scienza; e per essa ha imparato il mondo, che i secoli d’Archimede, e d’Euclide furono gli anni dell’infanzia per la scienza della nostra adulta Geometria.

Che poi il medesimo grave dovesse esser sempre diverso da se stesso, potendo venir costituito con diversi, e diversi momenti di forza, secondo le maggiori, o minori cadute, io credo che sia una delle più evidenti verità, che si possano praticare nella Meccanica Filosofia. Mi maravigliava una volta come fosse possibile, che nella stadera il medesimo romano, solo coll’esser avvicinato, o allontanato dal sostegno, equiponderasse ora con quattro, ed ora con venti, ed ora con cento libbre di peso; finalmente l’assiduità dell’esperienza m’ha addomesticato quella maraviglia, che l’acutezza della Mattematica non potè mai diminuirmi colla dimostrazione. Basta che il peso assoluto de’ corpi naturali sia invariabile, e che nel commercio civile quando si pesano le mercanzie, non posino velocitate, ma quiescenti, che quanto al resto io credo, che nel medesimo


corpo