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Gli operai che fabbricano il carbone e che sono i veri carbonai (quegli uomini neri che vediamo giungere alle nostre case, colle loro balle sul dorso, non sono altro che portatori di carbone) abitano quasi sempre in mezzo a’ boschi, per essere vicini alla materia necessaria al loro lavoro, e per non essere obbligati di trasportare da un luogo all’altro tante enormi quantità di legno.

La loro casa è una povera capanna, fatta con dei rami piantati in terra su due linee parallele, l’uno in faccia all’altro, incrociati in alto a uso X, e rilegati da un altro ramo disteso per lo lungo su tutte le X, in modo da formare la vetta o il comignolo. Gl’intervalli da un ramo all’altro sono colmati da delle smotte di terriccio, che formano come due muri inclinati: uno solo di questi intervalli resta aperto per l’entrata e l’uscita. Del resto, nè usci, nè finestre, nè camini. Il mangiare se lo cuociono in terra con dei frammenti di carbone: i tronchi degli alberi fanno loro da seggiole e i grandi ammassi di foglie secche servono da letto. Il legno più stimato per far carbone è quello di quercia e di càrpino, che sono le più belle specie d’alberi, di cui si compongono le nostre foreste. Si fa anche del carbone con un legno fino e leggiero che si chiama ontano.

Il legno dell’ontano è così leggero, che per ot-