Pagina:Liguria preistorica.djvu/374

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più ampia e profonda per opera delle acque circolanti nelle viscere del monte.

A favore della mia opinione militano i seguenti fatti:

  1. ° D’innanzi a due delle tre maggiori aperture suindicate (distinte nella figura colle lettere L, M, N) esiste come una specie di terrazzo in gran parte ruinato, anch’esso opera del mare pliocenico.
  2. ° Si osservano nel monte parecchie altre caverne allineate allo stesso livello e piuttosto estese nel senso orizzontale.
  3. ° Il calcare della Caprazoppa e dei monti vicini presenta, presso a quell’altezza, numerosi fori praticati da molluschi litofagi.

Allorché la visitai per la prima volta, la grotta offriva un suolo pianeggiante, sul quale si vedevano alcune pietre di piccole dimensioni e vari massi caduti. Questo suolo era, nella camera orientale, perfettamente asciutto e costituito di terra bruna; nella camera occidentale e in qualche punto della parte media, si presentava un po’ umidiccio e coperto qua e là di croste stalattitiche, per effetto di stillicidi calcariferi.

Le materie terrose che occupavano il fondo della spelonca raggiungevano la potenza di circa m. 3.20 1 ed erano regolarmente stratificate. Il massimo numero degli strati visibili era, secondo i punti, di sei o sette, ed in ciascuno si distinguevano quasi sempre un letto di terra bruna, con carboni, ceneri, cocci ed ossa, ed un letto sterile, assai più sottile, formato di terra chiara o biancastra, sparsa di pietre angolose. La prima, vale a dire la terra bruna, fu in gran parte recata nella cavità per opera di correnti acquee temporarie, e vi si introdusse da una piccola aper-

  1. Nella parte orientale, posteriormente esplorata, la spessezza del deposito si trovò un po’ maggiore.