41. Rispose l’altro, tal parola udita:
D’esser corriere già negar non posso,
Perch’io l’ho corsa a far questa salita;
Ma quanto al Ghetto io non la voglio addosso.
Non ho che far con gente Israelita:
Ben ti farà il mio brando il cappel rosso1,
E col darti sul viso un soprammano
D’Ebreo farà mutarti in Siciliano2. 42. Ma che vo il tempo qui buttando via,
In disputar con matti e con buffoni?
Il trattar teco, credomi che sia
Come a’ birri contar le sue ragioni;
Nè dissi mal, perch’hai fisionomia
D’un di color che ciuffan pe’ calzoni:
E l’esser tu costì, par ch’ella quadri,
Chè i birri sempre van dove son ladri3. 43. Ben che voi siate come cani e gatti,
Ch’essi non han con voi gran simpatia,
Perchè peggio de’ diavol sete fatti,
Usando nel pigliar più tirannia.
Dell’alma sola quei4 son soddisfatti;
Ma voi col corpo la portate via.
Or basta, se tra voi tant’odio corre,
Meglio a’ lor danni ti potrò disporre.
↑St. 41 Il cappel rosso portavano gli Ebrei in Firenze. (Nota transclusa da pagina 233)
↑Siciliano. Ben s’intende che qui vuol dire: Ti coprirò di ferite o ti ucciderò; ma l’allusione è ignota o almeno assai incerta. (Nota transclusa da pagina 233)
↑St. 42 Dove i ladri, cioè in Malmantile, dove ladra è la regina e ladra Martinazza. (Nota transclusa da pagina 233)
↑St. 43. Quei. I diavoli. (Nota transclusa da pagina 233)