Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.1, Laterza, 1913.djvu/157

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iii - rime 151

xii

[«Spesso si perde ove s’acquista».]


     Spesso ritorno al disiato loco,
onde mai non si parte l’afflitt’alma,
che ne solea giá dar riposo e calma,
pria ésca, or nutrimento del mio foco.
     E questo fu cagion che a poco a poco
missi le spalle all’amorosa salma,
per acquistar la disiata palma,
la qual chiedendo, giá son fatto roco.
     Per refletter facieno i santi rai,
giá il vidi ornato e di plendor fulgente,
tal che in esso mancava mortal vista.
     Se allor piacer mi dette, or mi dá guai,
trovandol d’ogni ben privo e carente:
cosí spesso si perde ove s’acquista.


xiii

[Privo della sua donna, non può vivere.]


     Ará, occhi, mai fine il vostro pianto?
ristagnerá di lacrime mai il fiume?
Non so: ma, per quanto ora il cor presume,
temo di no; vòlto ha Fortuna ammanto.
     Solea giá per dolcezza in festa e in canto
viver lieto, però che il santo lume
del mio bel Sole e quel celeste nume
propizio m’era, ond’ero lieto tanto.
     Or, poi che tolta m’è la santa luce,
che ne mostrava la via nell’ambage,
veggo restarmi in tenebre confuso.
     E se tal via a morte ne conduce,
maraviglia non è, ché la mia strage
veder non posso, perché il ver m’è chiuso.