Pagina:Lucifero (Mario Rapisardi).djvu/139

Da Wikisource.

canto ottavo

Ov’ebbra di vendette e di peccata
La fortuna di Francia alza le tende.
Mille de la fatal Senna all’entrata
150Trova l’Eroe strane chimere orrende,
Sfingi fallaci e sozze furie immani,
Mostri di cento bocche e cento mani.

    Vede la Ciarla in pria, gonfia e linguarda
Furia fra quante mai vivono al sole,
155Cui l’Assurdo bríaco e la bugiarda
Fola al mondo lanciâr, turgida prole.
Molta a lei diè l’Error stirpe bastarda
Di mostruose, idropiche figliuole,
Che d’oro ingorde e a chi più paga addette,
160Ebber dal prezzo lor nome gazzette.

    Ruzzan queste d’intorno, e son cotante,
Sì varie son di fogge e di favelle,
Di color, di costume e di sembiante,
Che tante voci non udì Babelle:
165Non tante serpi ha in seno Africa, quante
Magagne han sotto a la gajetta pelle;
E ciascuna di lor tanto un dì gracchia,
Quanto un anno non fa corvo o cornacchia.

    Gracchiano tutto dì folli, importune.
170Voci e aspetti mutando e usanze e vie,
E al latrar delle vaste epe digiune
Aguzzan gli estri, e ruttan profezie:
Sibille da taverne e da tribune,
Ch’àn di coniglio il cor, l’unghie d’arpie;
175Bolle che di livor gonfie e di ciance
Pensan coi labbri, e senton con le pance.

    Or lepide, agghindate, or bieche, incolte
Turban col ghigno o con la rabbia i cori:



— 135 —