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le fasi della guerra intorno a tolmino 327


per uscir fuori e invadere tutto; percorrevamo prati costellati di delicati e pallidi asfodeli, ci riposavamo nell’ombra di quercie e di castani, ed allargavamo con le mani il fogliame di roseti selvaggi carichi di bacche rosse per guardare in giù nella vallata, piena di sole e di silenzio.

Ci eravamo spinti sopra una delle balze estreme del Colovrat meridionale — la catena di alture che sta fra lo Judrio e l’Isonzo — e vedevamo sotto a noi, a poche migliaia di metri, la cittadina di Tolmino con le sue grandi caserme austriache dalle corti quadrate, vaste come piazze d’armi, con i suoi capaci magazzini militari, e le larghe strade bianche, fatte per il transito degli eserciti, distese a rete tutto intorno. Assai più vicino, alla nostra destra, a due chilometri appena, sollevavano il loro dorso le famose alture di Santa Maria e di Santa Lucia, due gruppi di colline boscose, pittoresche, al di là delle quali, verso levante, l’Isonzo gira. Alte, lontane, dietro a Tolmino, sbiadite nella profondità del sereno, torreggiavano le creste rocciose del monte Cuk, le vette del massiccio che divide la valle dell’Isonzo dalla valle della Sava, le pietre naturali del nostro vero confine.


Sono le colline di Santa Maria e Santa Lucia che hanno fatto di Tolmino una piazzaforte austriaca. Da Caporetto in giù, per tutto, la nostra riconquista ha potuto affacciarsi sull’I-