Pagina:Luigi Barzini - Al fronte (maggio-ottobre 1915).djvu/56

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28 verso l’isonzo


austriaci si sono buttati addosso al capitano. Eravamo sulla trincea. Allora lui l’ha spacciati tutti e due, ma ha preso una baionettata. È vero? tu, parla!». — Ma l’eroe non può parlare, manda un mugolìo d’approvazione, poi solleva il braccio nudo, un braccio nodoso, forte, bronzato, che emerge dal biancore del letto e agita l’indice e il medio tesi ripetendo col gesto ostinato: «Due, due, due......

«Silenzio, ragazzi! — ammonisce dolcemente un infermiere che passa. — Chi ha ancora sete?» .

L’abnegazione del personale sanitario, tutto, è magnifica. Ad essa si deve se i nostri feriti sono quasi tutti leggeri. La gravità d’una ferita è spesso prodotta soltanto dal ritardo delle prime cure. Con questo calore torrido, anche gl’infermieri, stanchi, debbono aver sete, e pure essi rifiutano le bibite che vengono offerte anche a loro quando tutti i feriti hanno bevuto.

L’attesa è lunga alla stazione; occorrono molte manovre per sgombrare al treno la via, e nei vagoni chiari, odoranti di medicinali, si rifà il silenzio. Alcuni feriti, che dal comitato delle dame hanno ricevuto in dono delle cartoline militari e dei lapis, scrivono lentamente, seduti sul letto. Uno fuma voluttuosamente una sigaretta e ne scaccia il fumo facendo ventaglio della mano, perchè è proibito fumare. La stazione sembra divenuta deserta. Sul mar-