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a disagio, chiese ed ottenne il rimpatrio: il 4 giugno 1890, gli succedeva il deputato Gandolfi, generale.


La Colonia Eritrea. — L’Italia, in meno di cinque anni, era riuscita a vincere molte difficoltà, fondando la sua prima colonia, che, per volere di Crispi, con decreto 1 gennaio 1890, fu chiamata: Colonia Eritrea. Questa colonia, ormai sicura entro confini quasi ben definiti era d’uopo servisse a qualche cosa, anche nel campo economico; in quanto che la giovane nazione italiana sentiva urgente ed assillante il bisogno di nuove terre e di nuovi sbocchi.

Fu, pertanto, inviata da Crispi una Commissione di cui faceva parte anche Ferdinando Martini, quello stesso che era stato per l’abbandono del territorio. Questa Commissione, al suo ritorno in Italia, pur non alimentando eccessive illusioni, si pronunziò a favore della conservazione dell’acquisto, dicendo che, anche dal lato agricolo, ci sarebbe stato da fare. Furono, quindi, mandate subito in Eritrea venti famiglie di contadini, alle quali fu dato del terreno in ragione di venti ettari ciascuna; fu loro pagato il viaggio, assicurato un anno di vitto e ceduti arnesi da lavoro e bestiame. Tra le clausole principali c’era quella che, «sino alla liberazione del fondo, la direzione dei lavori ordinari e straordinarii, la ripartizione e l’avvicendamento delle colture sarebbero stati riservati alla persona indicata dall’ufficio di colonizzazione». Insomma; l’organizzazione civile era posta su solide basi; tanto che, se non fossero sapravvenute le disgrazie, non irreparabili del 1895-96, le cose sarebbero potute procedere molto meglio di come non procedettero, per molti anni, anche se Ferdinando Martini facesse, in sèguito, tutto il possibile per rialzare le sorti della Colonia Eritrea.