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ATTO TERZO 97

Oh, non datemi retta, egregi amici!
preso io vengo talor da debilezza
Singolar; ma nessun che mi conosca
Caso ne fa. - Proprio innanzi tratto
Alla vostra salute, all’amicizio
Vostra; di poi mi sederò. Mescete
Fino agli orli del nappo! Al ben di tutti,
E del nostro fedele e caramente
Diletto Banco, che ne lascia in viva
Brama di sè. Vorrei qui pure ci fosse!
Libo a lui, libo a voi!
signori
Riconoscenti,
Sire, vi siam.
(Riapparisce lo spettro.)
macbeth.
Va! togliti dal mio sguardo,
E la terra t’ingoj! Non è midollo
Nell’ossa tue: le vene hai fredde, e ciechi
Gli occhi sbarrati che ne’ miei confliggi.
(Commozione generale.)
lady.
(ai Lordi).
Nulla fuor d’una cosa al mio consorte
Consueta, o signori. Oh nulla del tutto!
Duolmi sol che la gioja del banchetto
Sia per questo interrotta.
macbeth.
Ardisco io pure

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