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288 poesie varie


V

A istanza de la Colonia Arcadica di Napoli nel 1703,

in occasione d’acclamare in essa il Viceré
e di doversi lodare Filippo V.

     O erbosa e fiorita, o fresca e morbida
sebezia riva, e qual nume dai patrii
colli mi tolse e ’n te mi pose? Apolline
fu egli forse o ’l nostro Pan capripede?
Ma che lodato e’sia, qual egli fossesi,
se in così lieta piaggia e così florida
mi trasse, e dove i miei compagni amabili,
de’ quali il nome si da lunge intendesi,
veder potrò, coni’io bramava. Or eccogli,
eccogli, s’io non erro, in un bel cerchio;
io piú non erro, ecco la nostra arcadica
famosa insegna: a la bel l’ombra stannosi
degli arboscelli e cantando addolciscono
le molli aurette che d’intorno aggiransi.
Che dolce suon quelle sampogne rendono,
che giá dal gran Sincero a lor passarono!
O felice colui ch’a solitario
boschetto i giorni mena e canta e medita
e tutto ha, perché nulla desidera.
     Or qual vegg’io da la cittá con lucide
vesti pensoso e solo a noi venirsene,
qual chi gran cose nella mente rumina,
uom grande, d’occhio grave e di magnanimo
sembiante? Ei giunge a lento passo, e illustrasi
da lui l’ombrosa selva; a lui rivolgonsi
tutti i pastori ed il suono interrompono.