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atto terzo 33


di dare omai con ciò l’ultimo impulso

ai voler vacillanti e per tal morte
resi dal disperar vêr te piú miti.
Certo esser dèi che acquisterá piú lode
quest’apparenza di pietá, che biasmo
cento oscuri misfatti. Dell’altera
Merope dopo ciò fanne tuo senno.
Quanto d’atroce sen spargesse allora
perderá fede presso il volgo e tutto
maldicenza parrá. Vuolsi non meno
ben tosto ampia inalzar funerea pompa
e con lugubre onor, con finto pianto
del tuo nemico celebrar la morte,
sí per mostrar d’aver cangiato il core,
come per publicar ciò che ti giova.
Polifonte.   Tutto si faccia, e poiché vuol Messene
esser delusa, si deluda. Quando
saran da poi sopiti alquanto e quieti
gli animi, l’arte del regnar mi giovi.
Per mute, oblique vie n’andranno a Stige
l’alme piú audaci e generose. Ai vizi,
per cui vigor si abbatte, ardir si toglie,
il freno allargherò. Lunga clemenza
con pompa di pietá farò che splenda
sui delinquenti, ai gran delitti invito,
onde restino i buoni esposti e paghi
renda gl’iniqui la licenza, ed onde
poi fra sé distruggendosi in crudeli
gare private, il lor furor si stempri.
Udrai sovente risonar gli editti
e raddoppiar le leggi che al sovrano
giovan servate e trasgredite. Udrai
correr minaccia ognor di guerra esterna,
ond’io n’andrò su l’atterrita plebe
sempre crescendo i pesi e peregrine
milizie introdurrò. Che piú? Son giunto