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162 DELL’ISTORIA DI VERONA

ne’ susseguiti tempi alzassero i Duumviri per tutto il distretto della propria città la potestà de’ Fasci. Indicavasi da questi autorità anche nel criminale; e fino a un certo segno l’aveano in fatti le città tutte. I Publici, che si trovan talvolta nelle lapide e negli Autori, erano servi delle Comunità, e potean esser ministri. Littori nomina Cicerone (Agar. 2) in Capua, e in Filippi di Macedonia S. Luca negli Atti (XVI, 35). Che i Magistrati delle città facessero imprigionare, apparisce nella passione di S. Claudio e compagni, dicendosi in Ega al Proconsole di Cilicia: eccoti i Cristiani che i Curiali di questa città hanno potuto far prendere. Tra i mali portamenti d’Albino Procurator di Giudea, nota Gioseffo (Bell. lib. 2, c. 13), come per denaro liberò quelli che per latrocinj o altri misfatti dai Decurioni delle città o da’ Presidi anteriori erano stati posti in prigione. In oltre non doversi negare a’ Magistrati municipali anche l’autorità d’un piccol castigo, secondo l’antico istituto decise Ulpiano (D. lib. 2, t. 1, l. 12). S. Paolo e Sila condotti in Filippi avanti coloro che amministravano la città, si fanno da questi subito spogliare e pubicamente battere (Act. XVI, 19, 22, 35). D’un Manlio flagellato a Siena per ordine de’ Magistrati parla Tacito (Hist. lib. 4). Questo è ciò che i Legisti chiamavano Imperio misto, cioè unito e mischiato con la giurisdizione, che consiste, nel giudicare. Ma notabil particolarità aggiungeremo. Le città libere avevano anche il gius dell’ultimo supplizio, cioè di condannare a morte e di far eseguir la condanna, il che