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212 dell’istoria di verona

oltramarini, simili ai quali molto raro sarà di rinvenire fuor di Roma. Non si è quasi mai scavalo in molta profondità senza dare in fondamenti, o segni di gran portici e di gran colonnati, o in reliquie di pietre nobili e lavorate. Le strade scoperte talvolta otto e dieci piedi sotto il presente piano, si son vedute pavimentale di grandi e molto grosse lastre. Li vestigi d’insigne edifizio veduti già sotto terra presso la piazza, di che parlano i nostri Storici, ben convengono a qualche Basilica che fosse presso il Foro per uso e comodo de’ negozianti, come Vitruvio prescrive (lib. 5, c. 1). Ottime congetture mostrano che la maggior piazza fosse appunto dove ancor la reggiamo, nel mezzo della città, e di forma bislunga, come disse l’istesso Vitruvio (lib. 1, c. 7) si faceano le piazze in Italia per gli spettacoli gladiatorii. Versi antichi, de’ quali parleremo a suo luogo, ci fanno sapere, come ai quattro canti della piazza grand’archi vedeansi (magni instant fornices): possiamo arguire si vedesse il medesimo a Roma da un passo di Cicerone (de Orat. lib. 2) ove per esempio d’ingrandir per ischerzo, dà l’essersi detto di un tale, che per venir nel Foro dovesse abbassar la testa all’arco, o vogliam dire alla volta di Fabio. Nel sito della città antica viottole abbiam molte, strette e tortuose: così per l’appunto a’ tempi della Republica in gran parte fu Roma, gli angustissimi chiassi della quale nomina Tullio (de Leg. Agr. angustissimis semitis). Da quell’iscrizion nostra (v. Anfit. lib. 1, c. 14), che fa memoria dell’avere Lucilio Giustino d’ordine