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260 dell’istoria di verona

sediarla. Dichiarò poi Augusto Licinio in luogo di Severo; con che sei furon nel medesimo tempo gl’Imperadori: Massenzio, Massimiano, che con pretesto d’assistere al figliuolo era tornato in sede, e ben tosto con esso si ruppe; Galeno con Massimino, e Licinio e Costantino; e sarebbero stati sette, se Diocleziano avesse consentito di ripigliar la porpora, come Massimiano l’esortava efficacemente. Massenzio oltre all’Italia s’insignorì dell’Africa: ma nell’anno di Cristo 312 venne Costantino con poderoso esercito contra di lui, da due motivi indotto: l’uno, che entrato questi in pensiero di rimaner solo, meditava di muovergli guerra; l’altro, che gli doleva di sentir lacerata dai crudeli e perversi costumi suoi l’Italia e Roma; di cui, se crediamo a Zonara ed a Cedreno, ebbe ancora una legazione che a ciò lo sollecitava. Entrò in Susa a forza d’armi, ruppe presso Torino un corpo di cavalleria coperta di ferro non solamente gli uomini, ma ancora i cavalli, e fu ricevuto con festa a Milano: ma essendosi Ruricio Pompeiano, il più esperimentato e ’l più famoso de’ capitani di Massenzio, con la maggior parte delle sue milizie fatto forte in Verona (Naz. c. 25: tyrannicorum ducum columen, cc.), ed essendo in essa gran quantità di gente da più parti concorsa a salvarsi, non credè Costantino di dover proseguire la marchia verso Roma, senza prima combatter costui ed espugnar tal città. Prefetto di Verona vien dello Ruricio dal Panegirista, perchè tale era rispetto al presidio e alle milizie dentro raccolte (Anon. c. 8: per-