Pagina:Maffei - Verona illustrata I-II, 1825.djvu/45

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libro primo 15

non avrà il lapidario con lettere Latine saputo esprimere il suono orientale e straniero. Le antiche iscrizioni che avverrà di citar più volte, e che saranno la maggior parte o non più stampate, o non più riferite con verità ed esattezza, potrà chi legge, vederle a piè dell’ultimo libro per ordine, non essendosi voluto andar con esse rompendo il ragionamento. Delle pietre medesime le più si custodiscono nel nuovo e publico Museo. Non è dunque da credere ch’escluda Plinio (l. 3, c. 16) quella primitiva origine, quand’attribuisce Verona agli Euganei ed a’ Reti; ma che questi nomi adduca, come ritenuti dalla tradizione dopo la mischianza di queste genti, e dopo l’ampliamento per esse a Verona avvenuto; il che non credendosi a Mantova occorso, delle città meramente Toscane quella sola diss’egli esser rimasa a suo tempo. Tal essere il suo sentimento può dedursi dal dir lui che gli antichi sbocchi del Po nella Venezia erano stati lavorati da’ Toschi. Ora degli Euganei scrive Tito Livio (lib. 1), come occupando essi quel tratto di paese ch’è fra ’l seno Adriatico e l’Alpi, ne furono scacciati dagli Heneti, venuti sotto Antenore di Paflagonia, dopo aver perduto a Troia il lor Re. Consta certamente che si ritiraron gli Euganei ne’ monti, e in essi rimasero, come si può raccoglier da Plinio, il quale tra le genti Alpine gli nomina, e spezialmente nelle valli Bresciane. Il dir Plinio altresì (l. 3, c. 20) che fu degli Euganei Verona, mostra che qui ancora una parte di loro si ricoverò, come in luogo non lontano da’