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dell’istoria di verona |
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cenza, l’altra Cremona. Più città di tal desinenza furon nelle Spagne. Non occorre in ciò perder tempo; come nè pure in osservar gli sbagli nati dal venire il nome di Verona variamente scritto negli Autori Greci. Stefano, o il suo compendiatore registrò Veruno città d’Italia ne’ Norici (Οὐέρων· Βήρων· Βερόνη· Βηροῦνος·). Se intese di Verona, equivocò nel sito; se di Viruno città Norica al Dravo, non potea dirsi Italiana. Anche una Verona in Francia vien introdotta per alcuni da una legge di Valentiniano, al tempo della quale data di città d’Italia pare che non competa (Gotof. ad l. 9 de Veter.); ma sarà forse qualche stroppiamento di nome, come nell’istesso Codice di Remis più d’una volta si è fatto Romae. Così la Verona nominata da Paolo Diacono nell’Apennino è scorrezione in luogo di Vetona, cui la Tavola Peutingeriana mette tra Perugia e Todi: Vettonenses, Plinio (lib. 3, c. 14). Trapasseremo Vera, città della Media nominata da Strabone: il Vescovo Verronese in Africa, nominato tra Donatisti nella Collazion Cartaginese (Conc. Ven. t. 3, p. 229); ed altre sì fatte osservazioni, che per verità non servono a nulla: ed aggiungeremo solamente ancora, come motivo di sospettar Verona Gallica avrebbe bensì potuto prestare una lapida votiva al Dio Bergimo, che Fabretti e Torre dissero in Verona (Fabr. pag. 656: v. Ins. VIII); posciachè dal nome pare che tal Deità per venuta 111 Italia co’ Celti si manifesti. Berg o perg in lingua Germanica, che anche da ciò si può arguire non diversa dalla