Pagina:Maffei - Verona illustrata IV, 1826.djvu/122

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116 capo terzo


Uscendo fuori per passare nella prossima Chiesa di S. Procolo, diasi un’occhiata alla Torre che formava una buona parte del Palazzo, qual servì alcun tempo a i Vescovi, e dove poi soggiornaron più volte nell’undecimo e duodecimo secolo gl’Imperadori quando venivano a Verona. Più Diplomi però si trovano dati in tal luogo. Uno di Federigo I del 1184 se ne registra nelle Antichità Estensi (pag. 35), che incomincia: Curri Federicus Romanorum Imperator apud Veronam in Palatio S. Zenonis cum maxima Curia esset, ec. E nel fine: Actum in Verona in Palatio S. Zenonis. S. Procolo mostra antichità notabile nel suo prospetto, e si fa ricca di molte reliquie. Tra le statuette che sono all’altare, quella di S. Dionigi con pianeta Greca ha in mano un libro, non la testa, come si prese a far poi, per dimostrare il modo del martirio. I gradini son di marmo Greco servito già in altri usi. Facendo scoprire la gran mensa, si vedrà formata da una grossa tavola di bellissimo Verde antico lunga dodici palmi e larga quasi sei. Nella Confessione, cioè nel sotterraneo conservasi una bella ed antica lapida di marmo Greco, l’iscrizion della quale insegna, come fu quivi posto il corpo di Procolo nostro quarto Vescovo insieme con reliquie d’altri Santi. In lastra d’Africano è scritto che si scoprì il corpo di S. Procolo nel 1408.

Entrisi poi nel cimitero, e scendendo i molti scalini si passi ad osservare la sotterranea cameretta foderata di pietra, sostenuto il soffitto da quattro colonne disuguali. Cassa di pietra è nel mezo, che servì di sepolcro a persona