Pagina:Maffei - Verona illustrata IV, 1826.djvu/22

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16 capo primo

pone ancora genio facile a litigare e ad ostinarsi nel contendere, e nimico della fatica e dell’operosità. Altri veramente potrebbe sospettare inclinazion nel popolo all’ozio e alla crapula, per settanta osterie che sono nella città non d’alloggio, ma di bagordo, finchè ci saranno le quali regnerà sempre il vizio in cambio dell’arti. Quinci poi quella sparutezza nel vestimento ordinario di molti della plebe, e quella improprietà d’alcun altro tanto diversa dalla pulitezza di più altre città principali d’Italia: altri la crederebbe povertà, quando è più tosto gola e poltroneria. Tutti i mestieri di fatica, benchè di non piccol guadagno, sono esercitati da’ forastieri. Molti artigiani hanno per regola di non lavorare tre o quattro dì continuati, e molti di dismettere alla giornata con gran prontezza, e per qualunque pretesto; però vien rimproverato che si lavori generalmente assai male, e che da pochi industria s’usi e fatica per riuscir con riputazione nel lor mestiere. Nè però è da credere che manchi in Verona chi in alcune arti con singolar lode si distingua: ma generalmente fino il negozio e la mercatura, perchè ricercano applicazione ed assiduità, non molto si coltivano da terrazzani, onde gran parte de’ più facoltosi negozianti d’altro paese ci venne, singolarmente dalle parli di Bergamo, e di Trento ancora; nell’opportunità del sito, e col favore de’ nostri prodotti, facilmente arricchiti, e da tenue principio con la fede, con la parsimonia e con la continuata attenzione e laboriosità in tale stato venuti. Nell’ordine nobile, per appigliarsi alla milizia, o