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50 capo primo

osservazioni, esposta già innanzi la condizion del paese per ciò che spetta al vitto umano, notizia verremo a darne anche in ciò che riguarda il vestito: e poichè ogni vestimento o è di lana, o di seta, o di lino, la lana prenderemo a considerar prima. Questa città nel lanifizio avanzò già tutte l’altre, e derivò da esso la sua ricchezza, della quale gran testimonio abbiam tra gli altri in Raterio, Vescovo nostro del secol decimo. Ne’ tempi Scaligeri fioriva singolarmente cotal lavoro, e però più memorie si trovano di gran numero di robe, cioè vesti lunghe, donate da que’ Principi a’ forastieri. Più leggi furon però promulgate, che si posson vedere nel terzo libro degli Statuti, quali proibiscono con severe pene l’estrazion di lana in qualunque quantità, e con qualunque pretesto, ben essendosi conosciuto che il benefizio del paese non veniva dal venderla, ma dal lavorarla; e vietano parimente il trasportar pecore da questo territorio, poche o molte che siano, nè per vendita, nè per donazione, nè per dare in società. Tre sorti di panni lani si fabricavano in que’ tempi: grosso e da strapazzo, che si chiamava da navigare; sottile che serviva per calze; e fino, che si chiamava trelizza, di grandissima durata, come d’assai più corpo degl’introdotti modernamente. Continuò nel secolo del 1400 il fiorir di quest’arie, e celebrasi però Verona dal Biondo, da Panfilo Sasso, dal Panteo e da più altri: presentava il Publico della città come preziose merci i suoi panni, quando volea regalar qualche Personaggio, come nel 1439 praticò con