Pagina:Maineri - Ricordi delle Alpi.djvu/153

Da Wikisource.

tonio il gobbo. 149


la festa di qua e di là a strimpellare il violino: così tra il lavoro e il girandolare me la campo; e quando vengon su i neri umori, sanno bene.... loro.... Data una sbirciata, soggiunse: — Corro a qualche bicchiere, e li mando via. È questa la mia vita e la mia storia.

— Bravo, Tonio! ma la tua storia non basta, e ci vuole la canzone.

— Non mi ci rifiuto, è giusto: fàtti in qua, Stampone; piglia il contrabasso, Marmitto: non avete ancor finito d’ingozzarne? chi potrà ora tenervi in riga impinziti come siete? — Fu una risata generale. I due badalucconi si fecero avanti con una ciera di luna, obesi, sorridenti; non avevano certo mai fatto un Natale così grasso.

— Lasciamo le malinconie, rispose Tonio; bisogna terminare la giornata allegra: tutti ne abbiamo da piangere, ma la patria è libera, e in fin fine quel che tanto si voleva, c’è.

— Evviva Tonio!

I rallegramenti, i bravo e gli augurî non si facevano attendere: i suonatori, accostatisi al gobbo, fecero i preludi; si stava in attenzione, come dinanzi al più illustre poeta od artista; e Tonio, tossito alquanto e passatasi la lingua fra le labbra a inumidirsele, profferì sonoramente queste parole: L'Italia è una! — e cantò: