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tempo, che erano pochi, ma singolarmente cocciuti.

Erano uomini spaventosamente eruditi, che si erano tuffati col più eroico dei coraggi nel mare magno delle leggi e degli istituti giuridici per ricavarne l’infallibile ricetta, che doveva cancellare dal dizionario umano la triste parola di dolore. Il loro lavoro speculativo li aveva inconsciamente separati dal mondo dei viventi per portarli in un ambiente, in cui non si riconosceva che una divinità, la legge: che era tutto, doveva tutto, poteva tutto. Non vi era esigenza fisiologica o naturale, che si degnassero considerare nell’uomo, ma colla massima disinvoltura essi la perfezionavano, volgevano e capovolgevano così come domandavano i bisogni del loro sistema prestabilito. E accanto ai maestri, lavoratori sobrii, illusi in buona fede, sorgevano i discepoli leggeri, superficiali, che si pavoneggiavano nella loro veste pretensiosa di essere superiori a buon mercato.

Studiando la storia del socialismo però,