Pagina:Manuale di economia politica con una introduzione alla scienza sociale.djvu/286

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276 gli ostacoli [§ 8-10]

contribuisca, senza saperlo nè volerlo, a modificarli indirettamente. Essa è guidata solo dall’intento di raggiungere un certo fine. Questo per l’individuo era il soddisfare i proprii gusti; per l’impresa tale fine deve essere dichiarato, ed è quanto si farà più sotto. (II) L’impresa può, invece, aver di mira di modificare direttamente i prezzi del mercato, onde poi trarne un qualche vantaggio o conseguire altro fine qualsiasi.

9. Quanto dicemmo dei tipi (I) e (II) per l’individuo vale anche per l’impresa e deve intendersi qui ripetuto. Come per l’individuo, anche per l’impresa, il tipo (I) è quello della libera concorrenza, e il tipo (II) è quello del monopolio.

Si possono, per l’impresa, imaginare molti fini; ma giova evidentemente restringerci a studiare quelli che di solito occorrono nel concreto.

10. Frequentissimo è il caso in cui le imprese mirano a conseguire il massimo vantaggio per sè, e tale vantaggio quasi sempre, si potrebbe dire sempre addirittura, è misurato in denaro. Gli altri casi sono come eccezioni di fronte a questo.

Per ottenere il massimo utile in danari, si usano mezzi diretti e mezzi indiretti. Direttamente ogni impresa procura di pagare il meno possibile ciò che compra, e di farsi pagare il più possibile ciò che vende. Inoltre, quando per ottenere una merce vi sono più vie, sceglie quella che è di minore spesa. Ciò vale tanto pel tipo (I) come pel tipo (II); la differenza tra i due tipi stando solo in ciò che nel tipo (I) l’impresa accetta le condizioni del mercato quali sono, mentre nel tipo (II) intende a modificarle.

Indirettamente l’impresa, quando ne ha podestà, cioè quando trovasi nel tipo (II), procura di recare alle condizioni del mercato e della produzione tutte