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il manzoni poeta drammatico. 165

piacere, contrastato fra due doveri diversi. I due doveri diversi, fra i quali il Manzoni lottò, dovettero essere la patria e la famiglia, come per un altro verso la libertà del pensiero e la fede. Il Goethe, come il Manzoni, mirava alla perfezione; ma io credo che, senza alcuna esagerazione, si possa dire che il primo mirava particolarmente ad una perfezione intellettuale, il secondo alla perfezione morale, che costa qualche cosa di più, poichè obbliga pure a qualche maggior sacrificio.

Nell’Adelchi si palesa generalmente assai meno il sentimento individuale dell’autore; tuttavia è lecito in più d’un passo, ove parla il giovine eroe longobardo, riconoscere i privati sentimenti del Manzoni. La tragedia fu terminata, quando, fallita la rivoluzione piemontese, parecchi de’ migliori amici del Manzoni dovettero andare o in esiglio, o al carcere duro. Il Nostro si dolse, certamente, seco stesso di non aver potuto far nulla per la patria e di dovere nascondere il suo potente ed inspirato Inno rivoluzionario dedicato a Teodoro Koerner, e, per amore della famiglia, evitare ogni imprudenza. S’io non m’inganno, è il Manzoni del 1821 che parla in questi versi posti in bocca ad Adelchi:

     Il mio cor m’ange, Anfrido; ei mi comanda
     Alte e nobili cose; e la fortuna
     Mi condanna ad inique: e, strascinato,
     Vo per la via che non mi scelsi, oscura,
     Senza scopo; e il mio cor s’inaridisce,
     Come il germe caduto in rio terreno
     E balzato dal vento.