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92 il manzoni a parigi.

il vero, egli mi pare averlo sentito pochissimo. Il Cabanis non si contentava che il medico fosse dotto; lo voleva principalmente buono; e tutti i suoi migliori scritti riescono ad una tale conclusione. Ma, se il Manzoni non provava la stessa impazienza nel manifestare i proprii sentimenti e nel farli attivi leggendo gli scritti e ascoltando i discorsi di colui che gli parve angelico, dovette provare più volte una viva simpatia, e, approvando in cuor suo i pensieri del sapiente di Auteuil, trarne qualche profitto per la regola della propria vita, ed in parte, anche, in quanto il Cabanis gli parve scrittore efficace, giovarsene per dare, ad un tempo, rilievo singolare e disinvoltura alla propria prosa.

Il Manzoni entrò nella vita con un programma etico ben determinato. Così il Cabanis, quando, nel 1783, ottenne il dottorato, avea proferito innanzi a’ suoi giudici un generoso giuramento in versi non molto eleganti, ma, in compenso, molto sinceri, onde rilevo questi brani:

Je jure qu’à mon art obstinément livrée
     Ma vie aux passions n’offrira nulle entrée;
     Qu’il remplira mes jours; que, pour l’approfondir,
     L’embrasser tout entier, peut-être l’agrandir,
     Mon âme à cet objet sans repos attachée,
     Poursuivant sans repos la vérité cachée,
     Formera, nourrira, par des efforts constants,
     Sa lente expérience et ses trésors savants.
     Je jure que jamais l’intérêt ni l’envie
     Par leurs lâches conseils ne souilleront ma vie;
     Que partout mes respects chercheront les talents;
     Que ma tendre pitié, que mes soins consolants
     Appartiendront surtout au malheur solitaire,