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e legati, perchè agonizzino lentamente dalla rabbia, assistendo alla nostra gozzoviglia! (I Citrulli rientrano in folla nel refettorio portando i tre Guatteri legati come salami e deponendoli poi sul pavimento, fra il braciere e la tavola) Ah! eccoli, dunque, codesti guatteri traditori e crapuloni!... Imbecilli! Mi prendevate dunque per un babbeo?... (Sputando loro sul viso) A te, Soffione!... A te, Torta!... A te, Béchamel!... Ah! finalmente posso dire d’aver raggiunta la Felicità delle Felicità!... (Si alza, barcollante per l’ubbriachezza) Che cosa puoi ancora desiderare, o mio vecchio stomaco, lottatore instancabile?... (Si batte sullo stomaco) Scoppia alfine di gioia, o mio stomaco!... Ecco i miei rivali, qui, ai miei piedi, come sputacchiere!... Ed ecco, lì, davanti a me, Re Baldoria, mio nemico, prigioniero in una gran zuppiera d’oro, e cotto a puntino!... Fra poco, mi delizierò il palato col suo bel cuore roseo e appetitoso (vuota d’un sorso il proprio boccale) Oh! vieni! vieni a me, Baldoria! (Sogghigna, affondando le mani nel bagno) Vieni... ch’io ti baci, prima di mangiarti!

In questo momento, tre lampi lividi, susseguendosi frequenti, squarciano la penombra del refettorio. Il tuono scoppia spaventevolmente all’orizzonte, sugli stagni. I lucignoli del gran bacile di rame pendente dal soffitto si spengono. Nuvoli di un fumo caldo e nero rendono impenetrabile l’oscurità, attraverso la quale si trascina una voce cupa e lamentevole

ALKAMAH.

In nome di Dio!... Datemi da bere! Da bere!... Dell’acqua... del pane, al povero pellegrino...

I colpi di un grosso bastone che batte sul pavimento accompagnano la voce.