Pagina:Marinetti - Teatro.djvu/601

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avviliti nel buio di questa città maledetta. Non riesco a rinascere. Maledizione!

Furr

Aiutami, Vif-Glin, aiutami. Avevi una volta dei denti forti, mi amavi. Coi tuoi denti, si, taglia il nodo, taglialo!

Vif- Glin

di cui emerge la testa soltanto nell’atto di baciare e mordere il nodo della catena vegetale che trattiene il polso di Furr:

Se mi perdoni, Furr, se mi ami ancora, brucerò coi miei baci le tue catene. Non temere, le brucerò, le brucerò, ma dimmi, Furr, che mi ami ancora. Ecco, ecco, coraggio, Furr, l’ora è venuta. Mi sono spalancata come una finestra aperta dalle fiamme. Odi il rombo degli aeroplani chiamati da me? Attaccano, la cadente Basilica e le sue muraglie di memoria, storia, ripetizione, imitazione, paura. Ora sfondano le vetrate. Vinceranno e imporranno l’impero dell’inegualismo, della originalità e della velocità.

1° Spettatore

coricato in un palco di prima fila sulla finta platea mostra soltanto i piedi penzoloni fuori del parapetto:

Basta, basta, basta con queste prediche! Vi applaudo coi piedi. Si, coi piedi vi applaudo. Ed ora vi lancio questo fiore.

Si toglie una scarpa e la lancia contro Vif Glin nella buca del suggeritore.

1° Spettatore

Villani! Rispettate Vif-Glin! Viva la vita! Faccia silenzio, passatista.

2° Spettatore

Pazzo!


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