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114 il palagio d’amore


47.Torna, ove la richiama a la vendetta
de l’alta ingiuria la memoria dura,
e d’astio accesa, e di veleno infetta,
nel velo ascosa d’una nube oscura,
con la sinistra man su ’l desco getta
de l’ésca d’or la perfida scrittura.
Questo magico don tra tante feste
gettò nel mezo a l’assemblea celeste.

48.Lasciaro i cibi, e da’ fumanti vasi
le destre sollevar tutti coloro:
e di stupore attoniti rimasi,
presero a contemplar quel sì bell’oro.
Donde si vegna non san dir, ma quasi
un presente del Fato ei sembra loro;
e sì di sé gli alletta al bel possesso,
che par ch’Amor si sia nascosto in esso.

49.Ma sovra quanti il videro e ’l bramaro
le tre cupide Dee n’ebber diletto,
e stimulate da desire avaro,
che di quel sesso è natural difetto,
la sollecita man steser di paro
a la rapina del leggiadro oggetto,
e con gara tra lor non ben concorde
se ne mostraro a meraviglia ingorde.

50.Quando lo Dio che del Signor d’Anfriso
guardò gli armenti, e che conduce il giorno,
meglio in esso drizzando il guardo fiso,
vide le lettre ch’avea scritte intorno;
e lampeggiando in un gentil sorriso,
di purpuree scintille il volto adorno,
fe’ de le note peregrine e nove
sculte su la corteccia, accorger Giove.