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116 il palagio d’amore


55.Alfin, perch’alcun mal pur non seguisse
in quel drappel ch’al paragon concorre,
bramoso di placar tumulti e risse,
e querele e litigi in un comporre,
«Le cose belle» a lor rivolto disse
«son sempre amate, ognun v’anela e corre:
ma quanto altrui più piace il bello e ’l bene,
con vie maggior difficoltà s’ottiene.

56.Ubbidir fia gran senno, ed è ben dritto
ch’a la ragion la passïon soggiaccia,
e ch’a quanto si vole ed è prescritto
da la Necessità si sodisfaccia;
ché se ben di chi regna alcuno editto
talor, troppo severo, avien che spiaccia,
non ostante il rigor con cui si regge,
giusto non è di vïolar la legge.

57.Parlo a voi belle mie, tutte rivolte
a la pretensïon d’un pregio istesso.
Pur non può questo pomo esser di molte,
sapete ad una sola esser promesso.
Or se bellezze eguali in voi raccolte
ponno egualmente aver ragione in esso,
né voglion l’altre due dirsi più brutte,
come possibil fia contentar tutte?

58.Giudice delegar dunque conviensi,
saggio conoscitor del vostro merto,
a cui conforme il guiderdon dispensi
con occhio sano, e con giudicio certo.
A lui quanto di bello ascoso tiensi
vuolsi senz’alcun vel mostrar aperto,
perché le differenze onde garrite
distinguer sappia, e terminar la lite.