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canto secondo 127


99.Io ben conosco, che quel ch’oggi appare
in quest’ombroso e solitario chiostro
è puro specchio e lucido essemplare
de la divinità, ch’a me s’è mostro.
Ma se vittime e voti, incensi ed are
consacra il mondo al simulacro vostro,
qual sacrificio or v’offerisco e porgo
io, che vivo e non finto il ver ne scorgo?

100.Il presentarvi ciò che vi conviene
è dever necessario, e giusta cosa;
e l’istessa ragion, che v’appartiene,
vi fa senza il mio dir vittorïosa.
La speranza del ben potete bene
concepire omai lieta e baldanzosa.
Intanto in aspettandone l’effetto
purghi la grazia vostra il mio difetto».

101.Queste offerte cortesi assai possenti
furo nel cor de la più saggia Dea.
E qual più certo omai di tali accenti
pegno i suoi dubbi assecurar potea?
Da parole sì dolci e sì eloquenti,
con cui quasi il trofeo le promettea,
presa rimase, e fu delusa anch’essa
la Sapïenza, e l’Eloquenza istessa.

102.Ma la madre d’Amor, nel cui bel viso
ogni delizia lor le Grazie han posta,
quel ciglio, ch’apre in terra il Paradiso,
verso il Garzon volgendo, a lui s’accosta;
e la serenità del dolce riso
d’una gioconda affabiltà composta,
la favella de’ cori incantatrice
lusinghevole scioglie, e così dice: