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Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/148

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146 il palagio d’amore


175.A quest’ultimo motto ancelle e paggi,
Grazie ed Amori intorno a lei s’uniro,
e ’l carro cinto di purpurei raggi
spalmando per lo sferico zaffiro,
la portàr da que’ luoghi ermi e selvaggi
sovra l’ali de’ Cigni al terzo giro,
e di par con gli augei bianchi e canori
sen gir cantando, e saëttando fiori.

176.Qual meraviglia poi, ch’alcuno avezzo
i piati a giudicar de’ cittadini
real ministro, per lusinga o prezzo
da la via del dever talor declini,
se ’n virtù sol d’un amoroso vezzo
costui trapassa i debiti confini?
e d’un futuro e tragico piacere
il promesso guadagno il fa cadere?

177.Che non potran la face e l’arco d’oro?
Qual cor non fia da le lor forze oppresso,
se ’l sacro olivo e ’l sempiterno alloro
inducono a sprezzar Paride istesso?
e l’umil mirto ei preferisce loro,
anzi più tosto il funeral cipresso:
poi che ’l suo nome, onde si canta e scrive,
per tante morti immortalato vive? —

178.Tenea l’orecchie il bell’Adone intente
le lodi ad ascoltar di Citherea,
e si gia figurando entro la mente
la bella ancor non conosciuta Dea.
Ma giunti al loco, ove del dì cocente
Clizio sottrarsi al gran calor devea,
dal benigno Pastor tolta licenza,
con pensier di tornar, fece partenza.