Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/498

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47.Volgesi a quella parte ond’esce il canto
Adone, e vede un Pescator su ’l lito.
Di semplice duaggio ha gonna e manto,
ed ha di polpo un capperon sdruscito.
Ampio cappel, che si ripiega alquanto,
gli adombra il crin, di sottil paglia ordito.
Tiene a piè la cistella, in man la canna,
con cui de Tacque il popol muto inganna.

48.— Lilla — dicea — che sí fastosa e lieta
ognor ne vai del mio tormento acerbo,
deh Vienne a l’ombra, or che ’l maggior Pianeta
scalda il Leon feroce e ’l Can superbo.
Qua Vienne, ove leggiadra e mansueta
un’Anguilla domestica ti serbo,
che di limo si nutre entro un forame
di questo scoglio, e non ha spine o squame.

49.Piú bel non vide o piú vezzoso pesce
del Mincio mai la celebrata pesca.
Spesso qualora il mar si gonfia e cresce
salta dal fondo in su ia riva fi esca.
Va per l’erba serpendo, e tant’oltr’esce,
che vien fin nel mio grembo a prender l’ésca.
Di fin oro a l’orecchie ha duo pendenti,
e mi vomita in man perle lucenti.

50.Ha lunga coda, e larga testa e grossa,
bocca aperta e viscosa, ed ampie terga.
La schiena è di color tra bruna e rossa,
d’auree macchie smaltata a verga a verga.
Si dibatte per l’acqua, e per la fossa,
né pur in pace un sol momento alberga.
Lubrica scorre, entra per tutto e guizza,
e se la tocca alcun, tosto si drizza.