Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/552

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47.Non prima no, che de le stelle istesse
estingua il Cielo i luminosi rai,
esser dee lo splendor, ch’ai crin ti tesse
onorata corona, estinto mai.
Chiara la gloria tua vivrá con esse,
e tu per fama in lor chiaro vivrai:
e con lingue di luce ardenti e belle
favelleran di te sempre le stelle. —

48.Non avea ben quel ragionar fornito
il Secretano de’ celesti Numi,
quando il carro immortai vide salito
sovra il lume minor de’ duo gran lumi.
Trovossi Adone, in altro mondo uscito,
in altri prati, in altri boschi e fiumi.
Quindi arrivò per non segnato calle
presso un speco riposto in chiusa valle.

49.Circonda la spelonca erma e remota,
verdeggiante le squame, Angue custode,
Angue ch’attorce in flessuosa rota
sue parti estreme, e se medesmo rode.
Donna canuta il crin, crespa la gota,
del cui sembiante il Ciel s’allegra e gode,
de l’antro venerabile e divino
siede su ’l limitare adamantino.

50.Pendolile ognor da queste membra e quelle
mille pargoleggiando alme volanti,
e tutta piena intorno è di mammelle,
ond’allattando va turba d’infanti.
Misurator de’ Cieli e de le stelle,
e Cancellier de’ suoi decreti santi,
le leggi, al cui sol cenno il tutto vive,
ne’ gran fasti del fato un Veglio scrive.